COME FARE UN PIANO DI RACCOLTA FONDI TRIENNALE?
Intervista a Luisa Bruzzolo

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Una delle sfide più grandi del mondo nonprofit è quella di riuscire ad avere “uno sguardo lungo”. Alcune situazioni non sono prevedibili, è vero, (e in questo periodo lo sappiamo bene) ma avere un’idea di cosa si ha in previsione di fare, ci permette di reagire meglio anche di fronte alle emergenze! Saper pianificare e guardare al futuro è necessario.

Ma come fare? Da cosa partire? Chi meglio di Luisa potrebbe spiegarcelo?! Con oltre vent’anni di esperienza nel campo del Fundraising, Luisa, ha ricoperto sia ruoli specialistici (individual giving, comunicazione ed eventi per il fundraising, peopleraising, corporate e major donor fundraising), che manageriali. È una fundraiser duttile, tenace e creativa, sempre pronta all’innovazione. Nel suo lungo percorso ha raccolto circa 100 milioni di euro per diverse cause: cause internazionali (con Cesvi e Fondazione Mission Bambini), cause culturali (con Fondo Ambiente Italiano), cause politiche (con la campagna elettorale di Giorgio Gori) e cause socio-sanitarie (con Vidas e LILT).

Conosciamola meglio e facciamoci svelare qualche piccolo spoiler sulla sua sessione del Festival 2021!

 

Hai a disposizione un solo desiderio. Cosa chiederesti al genio della lampada?

Ultimamente penso spesso a una frase banale che è: "Per ogni problema, c’è sempre una soluzione, basta cercarla!” Al Genio della Lampada chiederei di conservare in me questo spirito, sempre.

 

La cosa più bella che ti ha detto un donatore?

La cosa più bella è ricevere i ringraziamenti da parte dei donatori. E succede molto spesso. Una volta, me lo ricordo benissimo, un donatore mi disse: “Grazie perché mi avete dato l’opportunità di conoscere un mondo che non avrei mai conosciuto senza di voi. E grazie a voi ho deciso di cambiare anche la mia vita e di renderla più attenta a chi è più sfortunato di me”.

 

Il tuo primo ricordo da fundraiser?

Il mio primo ricordo risale al 1997. Lavoravo al Cesvi. In quel periodo ci fu una grave carestia in Corea del Nord (uno dei Paesi più chiusi del mondo) e morirono oltre un milione di persone di fame. Cesvi lanciò la campagna di raccolta fondi "SOS Nord Corea’"ed io fui inserita nello staff. Era la prima volta che mi occupavo di fundraising. E fu una esperienza straordinaria. Ricordo che realizzammo uno spot TV, grazie all’impegno pro bono di una agenzia di pubblicità e aprimmo un numero verde. Eravamo subissati dalle chiamate di persone che volevano donare! I nostri centralini erano presi d’assalto e dovemmo ricorrere a un call center esterno. Ricordo il momento in cui dall’aeroporto di Orio al Serio, insieme a Ezio Greggio e Lorella Cuccarini facemmo partire un cargo pieno di alimenti per la Corea del Nord, grazie ai primi fondi che avevamo raccolto. Mi ricordo che quando ero in aeroporto sulla pista, pensai che quello che stavo facendo era il lavoro più bello del mondo, perché poteva concretizzare i progetti più ambiziosi in pochissimo tempo.  

 

Hai lavorato in varie arie del fundraising. Qual è quella che ti ha emozionato di più e perché?

Mi emoziona ancora molto il corporate fundraising, perché con le aziende si possono inventare sempre nuove dinamiche e nuove modalità di raccolta, spaziando in tutti i settori in cui operano le aziende: industria, distribuzione, servizi. È straordinario! Oggi però quello che mi emoziona di più è far crescere la mia squadra. È molto gratificante vedere che a volte basta dare la visione e la direzione e poi le persone magicamente ottengono risultati sempre migliori. Mi piace far crescere le persone e trasmettere loro la passione per il fundraising.

 

Se parliamo di pianificazione triennale: da dove partire?

Bisogna partire dall’analisi dell’organizzazione, perché senza analisi non si va da nessuna parte. E quando dico analisi non parlo solo di dati, ma parlo anche di persone. Le organizzazioni sono fatte di persone e per agire un cambiamento è necessario capire chi sono i tuoi potenziali alleati. E per chi non ti è alleato ti devi domandare: "che cosa mi piace di lui?". Una cosa la troverai di sicuro e ti servirà.

 

Perché è importante fare una pianificazione su 3 anni e non di anno in anno (oppure, perché scegliere un’opzione invece che l’altra?)

Perché ci sono tipologie di fundraising che richiedono investimenti e tempi che travalicano l’anno. È un po’ come avviare una impresa e darsi tempo per raggiungere il breakeven point. La variabile tempo è importante anche quando non sono previsti investimenti importanti. Pensa, ad esempio, al corporate fundraising: da quando hai il primo incontro in azienda al momento in cui ti arriveranno i fondi possono passare anche molti mesi. Il fundraising è l’arte della relazione e le relazioni chiedono tempo. Come le amicizie.  

 

Quali sono gli attori che devono essere coinvolti nella pianificazione della strategia triennale? 

Con più persone parli meglio è! Le nostre organizzazioni sono multi-stakeholder e un buon piano strategico ne deve tenere conto. Parti dall’alto: se non ti chiedono di presentare il piano triennale, chiedi tu di presentarlo. Sorprendili e poi preparati bene! Se non esiste un piano strategico dell’organizzazione allora raccogli elementi di visione e di indirizzo dialogando e intervistando i Consiglieri, il Presidente, il Direttore Generale. Poi confrontati con i tuoi pari: quelli degli uffici che realizzano la missione dell’organizzazione. Se non ci sono piani scritti, devi sapere che cosa hanno in testa. E poi, se hai una squadra, coinvolgila. Fai nascere il tuo piano dal basso, raccogliendo i pezzi che possono costruire i tuoi collaboratori. Ora hai tutti gli ingredienti. E sei tu lo Chef che deve mescolarli tutti.  

 

Come vedi il futuro del fundraising?

Ci sarà sempre più bisogno di fundraising anche nel mondo profit e nelle Istituzioni. Perché sempre di più questi settori si mescolano e si scambiano i ruoli. Sta a noi fundraiser tenere la barra diritta, con "il cielo stellato sopra di noi e la legge morale dentro di noi" tanto per citare uno importante.

 

Luisa è una donna energica, forte e solare ma soprattutto una fundraiser di grande professionalità e porterà la sua esperienza ultraventennale al festival per parlarci dell’importanza del piano di raccolta fondi triennale.

Ringraziamo Luisa per la gentilezza con cui ci ha risposto e la aspettiamo al Festival!

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