ESSERE DONNE NEL NONPROFIT
Intervista a Federica Maltese

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Il nonprofit – lo sappiamo bene -  si spende quotidianamente per rendere il mondo un posto migliore. Ma com’è per le donne? Si parla spesso di parità di genere.. ma siamo riusciti ad ottenerla?
 

Ce ne parla Federica!  Nel 2014, proprio mentre sta terminando la tesi di dottorato a Berlino apre uno dei primi blog in italia sul tema della period poverty, raccontando di come la gestione delle mestruazioni possa invalidare la vita di migliaia di donne. Il suo coraggio nel parlare di temi scomodi e la volontà di trovare soluzioni le fa vincere il premio Barilla per i Giovani, nella sezione Nonprofit, e sceglie di frequentare il Master in Fundraising. Responsabile fundraising e comunicazione per Fondazione Ricerca Molinette, e ora Segretaria Generale e Responsabile Fundraising di Mus-e Italia Onlus, Federica continua a sperimentare, a interrogarsi, a innovare: nel 2019 con un team di colleghe, fonda il Non Profit Women Camp, con l'obiettivo di rafforzare e incoraggiare l'empowerment tra tutte le donne che lavorano nel terzo settore. 

Conosciamola meglio e facciamoci svelare qualche piccolo spoiler sulla sua sessione del Festival 2021!

Ci mandi una tua foto da piccola e ci racconti la tua storia? Cosa sognavi di fare da grande? Se non avessi fatto la fundraiser cosa avresti voluto fare?

Mi appassiono di tante cose, sono curiosa per natura e mi annoio in fretta. Ho una grande invidia per chi già da piccolo aveva già le idee chiare, perché per me non è mai stato così.  Il mio sogno nel cassetto?  Potermi formare di continuo, e saper cogliere stimoli nuovi da ogni esperienza, da ogni percorso. Se non avessi fatto la fundraiser probabilmente avrei fatto la libraia, possibilmente in un’antica libreria di quelle che non hanno le ultime novità ma le prime edizioni, preziose e polverose.

 

Cosa ti ha ispirata (o chi) nella tua carriera?

Le biografie dei grandi personaggi, vivi e morti. Un po’ come Ignazio di Loyola, che fondò i gesuiti dopo aver letto le agiografie dei grandi santi. Per me leggere o ascoltare i percorsi di vita di grandi donne e uomini è uno stimolo pazzesco a fare di più e meglio, a non considerarmi mai arrivata.

 

Nell'ambito lavorativo: quali sono le problematiche principali che una donna si trova ad affrontare in quanto donna in Italia? è così in tutti i settori o ci sono delle differenze tra profit e non profit? Cosa possiamo fare noi per migliorare questa situazione?

Questa è una domanda che scoperchia vasi di Pandora! Le problematiche sono decine, e vanno dalla paura che ad un colloquio ti scartino perché sei in età “da far figli”, al dubbio che il tuo collega (maschio) abbia uno stipendio più alto del tuo. Sono problemi molto simili a quelli del mondo for-profit, aggravati – se vogliamo – dalla presunta componente etica del nostro lavoro: le onp dovrebbero essere migliori, e invece molto spesso non fanno che replicare i modelli negativi del for-profit. Cosa possiamo fare noi? Noi – donne e uomini – abbiamo il preciso dovere di ribellarci e chiedere di cambiare le cose. Non per forza a gran voce, non per forza con grandi proclami, non per forza per se stessi - ci sono problemi che pur non essendo “miei” in senso stretto io mi sento di dover affrontare: per mia figlia, mia nipote, la mia collega più giovane. Sono battaglie che dovrebbero riguardare tutti, non solo un manipolo di persone.

 

C'è un libro che ti sentiresti di consigliare in riferimento alle donne nel mondo nonprofit?

Al momento “Lean in” di Sheryl Sandberg – la COO di Facebook è la lettura più interessante che posso consigliare! Non è specifica per il non profit, tutt’altro, ma i consigli sono validi anche nel nostro mondo!

 

Cosa diresti a chi ha paura che focalizzarsi sulle donne possa portare ad un "mondo al rovescio" in cui i ruoli tradizionalmente maschili o femminili vengano invertiti?

Parlare di “paura” è qualcosa che mi fa sorridere: capisco che un uomo bianco ed eterosessuale, che è nato e cresciuto in un sistema sociale che gli assegna di default tutti i privilegi possa aver “paura”, ma onestamente non è un problema che voglio risolvere io.

Era ora - è ora! - di vivere in una società che rispecchi esattamente la diversità del mondo: per etnia, genere, orientamento sessuale, non solo in qualche grafico, ma nei posti che contano, in politica, nell’economia.  La cosa fa paura? Cambiamo la domanda: è giusto un sistema che permette in modo così evidente che solo alcuni abbiano accesso alle leve del potere e decidano per tutti? Io dico di no.

Poi c’è quell’avverbio: “tradizionalmente”.  Come fundraiser, sappiamo bene la lotta quotidiana contro la frase “abbiamo sempre fatto così”, e questa volta non c’è eccezione. Quando dico che le femministe portano avanti battaglie che sono di tutti, intendo esattamente questo: io non sogno solo che mia figlia possa diventare CEO di una multinazionale o presidente del consiglio. Sogno anche che mio figlio, se lo desidera, possa scegliere di occuparsi dei ruoli di cura della famiglia senza sentirsi chiamare “mammo” e non debba giocare a calcio per sentirsi più “uomo”. Sogno che entrambi possano fare delle scelte guidati dai loro interessi e passioni senza sentire la pressione sociale, senza doversi scontrare con i pregiudizi di una società che ha già deciso per loro cosa è giusto e cosa è inadatto    

 

Contrastare stereotipi e pregiudizi deve essere un lavoro costante. Anche se spesso non ce ne rendiamo conto, infatti, permeano la nostra vita e ci limitano continuamente. Federica, attraverso storie di successo ed esercizi molto pratici, ci racconterà come affrontare gli stereotipi e come essere donne oggi non debba più essere un “ostacolo” per la carriera.

E chi se non Federica ce ne avrebbe potuto parlare!? Non vediamo l’ora di ascoltarla e la aspettiamo al Festival con la certezza che penderemo dalle sue labbra

Presi dal blog
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