IL FUNDRAISING CON LO SGUARDO ALL’INSÙ: Il rapporto con la governance tra strategia e collaborazione quotidiana
Intervista a Simona Biancu

Share

Mettersi nei panni dell’altro non è mai facile, ma nel fundraising è fondamentale. Si tratta di un’operazione che può essere già complessa quando richiesta nei confronti del donatore, ma che spesso risulta ancora più difficile nel rapporto tra chi raccoglie fondi e la Governance di un’organizzazione. La conseguenza sono relazioni improduttive, anche per colpa delle ingiustificate aspettative di molti fundraiser.

Simona Biancu è fondatrice e CEO di ENGAGEDin s.r.l. e si occupa di consulenza e formazione su fundraising e filantropia strategica. Collabora da anni con enti nonprofit, Università, istituzioni sanitarie e culturali in Italia e all’estero e tiene corsi e conferenze a livello internazionale con un focus in particolare sulla filantropia al femminile. Una specialista della governance delle organizzazioni nonprofit, con numerose esperienze come Board member di organizzazioni e istituzioni italiane e straniere. Le abbiamo fatto qualche domanda e lei ci ha parlato di questo, ma anche di chi è Simona Biancu come persona oltre che come professionista.

 

Ci mandi la tua foto da piccola?

Eccomi qua circa 45 anni fa, insieme a Treno alla mia destra e Eolo alla mia sinistra.

 

Cosa sognavi di fare una volta diventata grande?

Il sogno grande da bambina era fare l’astronauta: mio nonno aveva un bellissimo libro con la storia dello spazio e io mi perdevo tra quelle pagine.

Poi è arrivato il pilota di aerei, la concertista e, all’Università, la scoperta che mi piaceva “studiare” le persone, osservare il modo in cui agiscono socialmente per costruire universi di senso e quello in cui producono cambiamento a livello collettivo.

Che poi è quello che “sta dietro” il mio lavoro quotidiano, ancorato a terra ma sempre con la tendenza a guardare in alto - perché sì, il cielo, le stelle, l’altitudine e il mondo visto dall’alto mi piacciono sempre.

 

Se potessi svegliarti domani e avere ottenuto una qualità o un’abilità, quale sarebbe?

Una bacchetta magica per “riparare” tutto quello che non va non sarebbe male… ma non so se è realizzabile come desiderio!

Più in concreto: apprezzo molto, nelle persone, la leggerezza, quella – come diceva Calvino – che è “planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore”.

Cerco di praticarla: è una grande conquista di libertà, vivere senza macigni sul cuore. Unisce e trova i punti che congiungono, anziché le divergenze.

 

Una cosa a rischio di estinzione nel fundraising e nel nonprofit?

C’è una tendenza che, negli ultimi anni, mi sembra evidente: il declino dei due opposti del generalismo e della iperspecializzazione.

Il nostro tempo è complesso e fatto di intersezioni che generano modelli nuovi. Occorre trovare la distanza giusta per poter leggere l’evoluzione e, allo stesso tempo, adattarla al proprio contesto specifico.

 

Come si fa a scegliere il miglior fundraiser?

Testa e cuore è un mix che funziona. Competenze, sì, ma anche vicinanza alla mission. Senza una passione forte per la mission è difficile, se non impossibile, fare il fundraiser.

Questo vale, a mio parere, anche per chi – come me – fa consulenza: lavoro esclusivamente con cause che mi appassionano, che mi fanno battere il cuore e impegnare sempre in prima persona.

 

Creare una relazione vincente tra il Board e l’ufficio di raccolta fondi: miracolo o duro lavoro?

I miracoli li lascerei … ad alt(r)e sfere…

È indubbiamente frutto di un lavoro quotidiano. Che va fatto da entrambe le parti: pensare che sia compito del solo Board fare auto-analisi e trovare le modalità più adatte a lavorare sullo sviluppo è utopia. I fundraiser devono essere pienamente coinvolti in questo processo che, appunto, è un passo a due.

Lavorandoci con approccio aperto e pensiero strategico si ottengono risultati davvero ottimi.

 

Se il mio Board non mi vuole proprio ascoltare: che faccio?

 

I trucchi per convincere il proprio board a darmi fiducia?

Ne cito uno che funziona sempre: rendere le cose facili e interessanti. Partire dal presupposto che il Board sia appassionato di fundraising quanto lo è il fundraiser è una chimera. Quindi, piuttosto che fare una lezione al Board su cosa è o dovrebbe essere il fundraising, meglio agire sul lato pratico proponendo azioni e iniziative immediatamente realizzabili (quindi facili) e con ricadute visibili in grado di generare entusiasmo e senso di appartenenza.

Per gli altri trucchi… vi aspetto alla mia sessione al Festival!

 

Al Festival del Fundraising & Nonprofit Simona sarà relatrice nella sessione Governance & Fundraising: da una relazione complicata alla… luna di miele! Con lei scopriremo tutti gli strumenti per ottenere il coinvolgimento del Board, in modo da creare la relazione perfetta con il Consiglio di Amministrazione. La lezione avrà un approccio concreto e sarà potenziata anche da un laboratorio di 90 minuti ricco di esercizi e prove pratiche.

Ringraziamo Simona per la gentilezza con cui ci ha riposto e la aspettiamo al Festival!

 

 

Presi dal blog
Loading…